"Ci battiamo per la verità, perchè il Paese ci appartiene ancora"
Prefazione al libro Falsa Equivalenza
di Paola Dama
Falsa Equivalenza è considerata una delle otto fallacie logiche che alimentano le tesi antiscientifiche.[1]
La struttura della società moderna si basa sui dati tecnico-scientifici che devono essere correttamente diffusi, sia alle Istituzioni preposte, sia ai cittadini. Un ruolo di grande responsabilità sociale ricade sulla stampa e i media. Noi scienziati dobbiamo divenire i garanti di una corretta informazione che in Italia (e non solo) purtroppo è carente. Proprio in tal senso, una struttura semplificata e accessibile a tutti dei dati scientifici, risulta fondamentale per la comprensione dei fenomeni con cui la popolazione si confronta nella quotidianità.
Abbiamo bisogno della scienza ora più che mai. Ne siamo sempre più dipendenti e allo stesso tempo essa rappresenta lo strumento più potente che abbiamo per capire e trasformare il mondo. Eppure non solo per molti è arduo reperire informazioni accurate sul metodo scientifico e sui suoi risultati, ma a rendere le cose ancora più difficili vi è la persistenza di molti luoghi comuni infondati sulla scienza, che portano individui o associazioni a guardarla perfino con sospetto e ad adoperarsi per screditarne il valore. Il problema è che molti degli argomenti utilizzati per contestare o disconoscere le scoperte scientifiche (o anche lo stesso metodo scientifico) sono pieni zeppi di fallacie logiche, cioè errori nel ragionamento logico-deduttivo.
La Falsa Equivalenza si presenta quando si attesta una pari dignità logica tra due o più opinioni divergenti, sebbene tale parità non sussista. Nessuno mette in dubbio che sia importante tenere conto di punti di vista diversi quando si discute un argomento, ma questo non significa che ogni singola prospettiva su un tema controverso meriti la stessa considerazione o che vi si debba dedicare lo stesso tempo di ascolto. È un errore in cui si incorre spesso quando giornalisti e opinionisti provano ad offrire un dibattito “alla pari” tra un punto di vista scientifico ed uno negazionista. Molto spesso la parte avversaria non dispone di vere prove, o presenta prove insufficienti o di dubbio valore. Il punto è proprio che non sempre le due parti di un dibattito sono in grado di offrire un uguale contributo in termini di qualità e di prove a supporto delle loro teorie; ma lo spettatore medio può avere difficoltà a rendersene conto.[2] I negazionisti/scettici della scienza, tentano di creare la falsa equivalenza con vari metodi, tra cui la pretesa di considerare la scienza una democrazia (cosa che non è), gli appelli alle autorità, le teorie del complotto e la creazione di controversie inesistenti.[3] In sostanza, quando si pone a confronto una persona incompetente ed un esperto in materia in qualsiasi dibattito, il problema è che per "bilanciare" le affermazioni di quella persona non servirebbe chiamare un esperto o un addetto ai lavori, è un confronto già sbagliato in partenza. Se si parla di medicina si chiama un medico, se si parla di fisica un fisico e così via. Non è normale un dibattito medico tra un profano e chi si occupa di salute.
Non è normale eppure accade: sono proprio i profani (o quelli in malafede) a cercare tali confronti, ascendendo al ruolo di informatore e quindi creandosi una figura professionale ingiustificata, per loro è una "promozione" da tutti i punti di vista, professionale perché pur non essendo esperti di salute sono paragonati ad essi e commerciale perché si fanno pubblicità. Ora, in inglese questo lo chiamano "false balance", ovvero mettere sullo stesso piano due fatti, uno scientifico (ma anche di altro tipo, in ogni caso "attendibile") con uno pseudoscientifico (o falso), è un noto "bias" (un errore, una debolezza nel ragionamento).
Mettendo sullo stesso piano la scienza e la ciarlataneria si crea un senso di credibilità a chi non ne ha, una "dignità" che non può esistere. In questi contesti il ciarlatano ha tutto da guadagnare ed un dibattito si svolgerebbe su argomenti che bloccano il ragionamento scientifico per portarsi sulle illazioni e sulle ipotesi personali. Non sarebbe un dibattito scientifico quindi, ma un palco dal quale proclamare idee indimostrate ed inconfutabili. Si tratta di fare affermazioni indimostrabili e vaghe (che chiaramente lo scienziato non può smentire, non perché non lo sa fare ma perché non puoi smentire una cosa che non esiste) per poi dire "non ha saputo ribattere" ma a parte questo si considera "accettabile" qualcosa che non lo è, si "promuove" a "ipotesi" qualsiasi sciocchezza, tanto queste non presuppongono l'onere della prova.
La BBC, la rete televisiva nazionale inglese, proprio per questo ha scelto di non ospitare d'ora in poi, in trasmissioni televisive, i cosiddetti "alternativi" della scienza. Chi ha posizioni non condivise dalla comunità scientifica ha un mezzo per far conoscere (ed eventualmente apprezzare) le sue idee: dimostrarle. Le descrive, le prova e pubblica le prove in una rivista scientifica nella quale tutti gli scienziati del mondo possano leggerle, controllarle, verificarle e dopo confermarle o meno e così rientrare nelle fila della scienza abbandonando la pseudoscienza. Andare in televisione, in radio, a dibattiti pubblici, significa rivolgersi al pubblico ed in questo caso gli argomenti dei ciarlatani hanno facile presa, molto di più di quelli di chi sposa sinceramente ed onestamente il metodo scientifico. Uno scienziato o un vero esperto deve limitarsi a dati reali (anche se fossero pochi ma che siano veri), deve usare cautele e condizionali, non deve fare affermazioni stupefacenti, caute, non può interpretare personalmente i risultati della ricerca scientifica e si basa solo su fatti oggettivi, se non lo facesse sarebbe un ciarlatano anche lui.
Il "confronto" non può esistere quindi perché il vero esperto o colui che basa le proprie informazioni su quelle fornite dalla scienza, ha dei limiti da non sorpassare, gli stessi che l'esperto "fai da te" sorpassa regolarmente ed anzi è proprio questo il suo scopo. Non a caso il "false balance" prevede che sia uno scienziato serio che debba smentire il ciarlatano quando dovrebbe essere l'esatto opposto: chi ha l'idea eretica dovrebbe dimostrarne la veridicità andando contro il parere della comunità scientifica, se ci riesce ha fatto una scoperta, se non lo fa resta un ciarlatano mentre non deve essere mai lo scienziato ad impegnarsi nella demolizione delle bufale scientifiche, è tempo perso. Ma questo non succede perché non fa spettacolo. Quando si vuole organizzare un dibattito reale tra due posizioni scientifiche (naturalmente se si ha intenzione di organizzare un dibattito scientifico e non una rissa) i due ospiti devono avere delle credenziali scientifiche, devono essere noti per avere esperienza reale su un determinato campo, devono essere ambedue di nota onestà e correttezza.
Chi accetterebbe un match sportivo tra un atleta onesto ed uno noto per usare sostanze proibite? Chi si divertirebbe a guardare una partita con il risultato deciso già dall'inizio?
La cosa più interessante è che questo tipo di avvenimento può essere usato per condizionare le masse. Uno dei pericoli del falso equilibrio delle ipotesi è quello che chi ha interesse a sposare una causa per interesse personale (anche poco onesto), potrebbe usare anche un solo "opinionista" o scienziato per farsi ascoltare. Le industrie che inquinano ad esempio potrebbero fare pressioni dicendo che "non è provato che a causare il riscaldamento globale siano le nostre industrie".
Allora dividiamo le cose e mettiamole al loro posto: la scienza è ciò che è dimostrato, il resto sono ipotesi. Se poi queste ipotesi sono state smentite o in ogni caso non sono ancora dimostrate non è scienza ma falsa scienza o bugie. Fine, non c'è bisogno di dibattiti, discussioni, convegni pubblici, non si paragona scienza e fantascienza. Se poi un programma televisivo o una rassegna, volessero organizzare un incontro sulla salute decidano prima se dedicarlo alla corretta informazione o alla fantamedicina, considerando che nel secondo caso qualcuno potrebbe lasciarci le penne. Che poi ci sia gente che preferisce abbandonarsi alle illusioni o alle bugie, lo faccia pure, cercando almeno di essere consapevole che sta ascoltando una persona che spaccia per realtà ciò che invece non è nemmeno lontanamente un concetto scientifico.[4]
Questa premessa porta a definire il contesto in cui si è sviluppata la mia idea di costituire una Task Force, che abbiamo collegialmente deciso di chiamare Pandora in riferimento alla mitologia greca. Nell’ottobre del 2013 la stampa riportava l’Apocalisse de La Terra dei Fuochi: un territorio massacrato dalla criminalità organizzata che aveva trasformato la Campania Felix in Terra di Morte e dei Veleni. Attraverso una operazione verità dettata dal rigore e metodo tecnico-scientifico il nostro primo obiettivo era quello di riportare speranza, la stessa che era stata trattenuta da Pandora nel vaso regalatole da Zeus [5] , convinti che la tutela del territorio non nascesse dalla convinzione della sua devastazione, ma al contrario proprio dal proteggere quello che ancora fosse possibile salvare.
Da diverso tempo mi battevo per una corretta informazione scientifica soprattutto sui social network. Gli organi di stampa troppo spesso utilizzano solo parti di informazioni, usando titoli accattivanti e purtroppo la superficialità in genere rende difficile la comunicazione corretta. E quindi quando si trascrivono informazioni scientifiche usando questo approccio si finisce per generare rischiose conseguenze sul piano sociale, culturale ed economico. Gli effetti sono devastanti quando a questo si associa poi la nascita di credenze popolari, cosi come abbiamo tentano di spiegare in precedenza.
Negli ultimi anni la Campania è stata oggetto di un'attenzione mediatica enorme e la disinformazione che ne è derivata ha aggiunto ulteriori problemi a quelli già presenti. La Task Force Pandora è nata innanzitutto dall’esigenza di un confronto tra i membri della comunità medico-scientifica, affinché si potesse portare chiarezza nelle informazioni. La sua mission è stata quella di guidare il cittadino comune verso notizie che si basavano su dati certi e validati oltre a poter prestare la propria conoscenza all’attuazione di provvedimenti politico-organizzativi necessari.
Scienziati appartenenti a vari campi di indagine tecnico-scientifica hanno interagito e collaborando tra loro, fornendo ciascuno il proprio contributo al problema dell’inquinamento in Campania e ad altre parti di Italia in un contesto di multidisciplinarità, hanno potuto realizzare la stesura di relazioni di sintesi per i diversi argomenti trattati disponibili sul sito-web www.taskforcepandora.com.
Pandora ha visto la partecipazione volontaria e spontanea di professionisti di alto profilo provenienti anche da diverse parti di Italia e dall’estero. Gli aderenti a Pandora, hanno messo a disposizione le proprie competenze spiegandone la motivazione, il tipo di contributo e l’obbligo di non avere conflitti di interesse e la sottoscrizione delle linee guida al fine di raccogliere l’informazione tecnico-medico-scientifica messa a disposizione ed analizzarla criticamente. Tutto questo è stato possibile attraverso una call che io ho lanciato su facebook e poi successivamente all’interesse individuale dei professionisti che si sono resi disponibili e di cui io ho avuto modo di curarne il lavoro. Una menzione speciale va all’ Ing. Vincenzo Romanello, che ho avuto la fortuna di conoscere quando la mia idea era ancora in fase embrionale. Insieme abbiamo deciso la struttura del progetto e per anni mi ha affiancato nei momenti duri, nelle revisioni e nelle decisioni che hanno nel tempo garantito l’autenticità del progetto. Avevamo tra gli obiettivi il proporci come interlocutore diretto tra la cittadinanza e la scienza, senza mediazioni ed interpretazioni, allo stesso tempo chiedevamo la partecipazione della cittadinanza, ma soprattutto di persone competenti che potessero collaborare e donare generosamente il proprio contributo alla causa. In maniera indipendente e volontariamente.
Il problema che abbiamo dovuto affrontare e risolvere fin da subito è stato cercare di raggiungere tutte le persone che non utilizzano il web, cui si accede, fino ad oggi, solo attraverso la comunicazione televisiva. Nel tempo ci siamo affannati nel trovare il miglior modo per far sentire la nostra voce, coscienti che molti ostacoli sono rappresentati dalla cruda realtà economica, in tutte le sue accezioni. Potrei raccontare di tutte quelle volte che siamo stati boicottati dalla stampa e tv. Interviste girate e mai andate in onda perché non in linea con quanto comunemente raccontato o con le aspettative del giornalista.
Potrei raccontare delle menzogne messe in piedi nei mesi da ciarlatani, pseudo scienziati auto-titolati, per screditare il lavoro nobile e duro svolto con determinazione e passione. Allo stesso modo potrei raccontare di come ho dovuto difendermi da coloro che hanno voluto far parte del gruppo di studio pur avendo degli enormi conflitti di interesse, o di come ho dovuto superare ogni tentativo di mettermi a tacere, di farmi avvilire, di farmi credere che quello che stavo portando avanti non avesse un senso. O di quando mi hanno isolata. Nonostante tutto, sono andata avanti avendo avuto la fortuna di incontrare splendidi colleghi, grazie ai quali ho potuto conoscere in dettaglio il mio territorio. Il libro nasce proprio dalla raccolta di informazioni avvenuta con la nascita della Task Force Pandora negli anni precedenti. La grande sfida di questo libro, che ho deciso di intitolare Falsa Equivalenza, è proprio quella di riportare le convinzioni e opinioni, appunto gli errori logico-deduttivi, che hanno tratto in inganno la popolazione fornendo a supporto materiale tecnico-scientifico nell’ambizione di poter mettere a sistema i dati e le informazioni a disposizione. Non solo. Attraverso queste pagine, ho raccolto una delle più importanti testimonianze di quanto sia accaduto, dei danni, della disinformazione e dei problemi ancora irrisolti a causa di speculatori e gente tristemente manipolata, per poter rendere un servizio utile non solo alla mia Regione, ma anche alle altre Regioni di Italia. Posso citare a tal riguardo, l’esempio della Basilicata che mi ha chiesto un intervento dopo le notizie allarmanti diffuse sulla stampa, proprio basandosi sulla esperienza vissuta in precedenza in Campania.
Il libro non racconta dei buoni e dei cattivi, che ci sia stata malafede o solo incompetenza ed ignoranza, poco importa, per quanto si ritenga che sia una sfida persa in partenza, prova piuttosto a mettere a confronto una opinione (il titolo del capitolo) con un dato scientifico validato (sottotitolo del capitolo) nella speranza che degli errori non vengano ripetuti e che attraverso una fiducia consolidata, si possa costruire un cammino unico tra le Istituzioni, i Cittadini e gli Scienziati che desiderano sostanzialmente la stessa cosa: salvare il nostro territorio e rendere la Campania una regione in progresso.
[1] George Dvorsky e’ un bioeticista Canadese, editore su IO9 . Il titolo originale dell’articolo e’ “8 Logical Fallacies That Fuel Anti-Science Sentiments”
[2] Silvia Kuna Ballero, su Scientificast.it
[4] Salvio di Grazia, autore di Medbunker
[5] Pandora, una bellissima fanciulla, recava con sé un vaso regalatole da Zeus, che però le aveva ordinato di lasciare sempre chiuso. Ma, spinta dalla curiosità, Pandora disobbedì: aprì il vaso e da esso uscirono degli spiriti maligni che erano i mali del mondo: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia ed il vizio, che si abbatterono sull'umanità.
Sul fondo del vaso rimase solo la speranza che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso di nuovo. Prima di questo momento l'umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di sorta, e gli uomini erano, così come gli dei, immortali. Dopo l'apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza, l'ultima a morire, ed il mondo riprese a vivere. (Wikipedia)